CATTIVO CITTADINO di Gianni Barone / RUOLO FISSO? NO, GRAZIE

(Gianni Barone, foto in evidenza da parmacalcio1913.com) – Prego non c'è di che… Se nella vita il posto fisso, tanto amato, negli anni, e celebrato al cinema da Checcho Zalone, in un suo film di enorme successo, con il mito resiliente ancora in certe parti della nostra società, quello del “ruolo fisso”, nel calcio, ha cominciato a scricchiolare e a perdere il suo fascino già all'alba degli anni settanta del secolo scorso, quindi da una vita, quando cioè qualche bellimbusto olandese se ne è uscito, con la novità, divenuta poi epocale, del calcio cosiddetto "totale", in cui tutti potevano o dovevano fare tutto e di tutto sul rettangolo verde di gioco, non rispettando la rigidità che le tattiche in voga (il catenaccio anni sessanta e seguenti) o i moduli (metodo e sistema con tutte le loro varianti, tipo metodema o mezzo sistema) imponevano ai giocatori con ruoli fissi preordinati, stabili e invariabili.

Anche se col catenaccio qualcosa cominciava a muoversi nel firmamento tattico della "fissità" delle posizioni assunte in campo con l'introduzione di accorgimenti tattici volti a far svolgere a determinate categorie di atleti, non una sola fase di fuoco, ma entrambe, frutto di quelle transizioni (ancor ben lungi dall'essere concepite o istituzionalizzate) che cominciavano, inconsciamente e impercettibilmente, ad emettere i loro primi vagiti con l'introduzione di quel concetto di duttilità e fluidità, da cui presero vita i ruoli, lungo le fasce laterali, di “terzino fluidificante”, e di “ala tornante”. Da quel momento in poi gli undici ruoli fissi contraddisti da i numeri cardinali altrettanto fissi (dall'uno all'undici, appunto) che li identificavano e li rendevano universalmente riconoscibili, hanno cominciato a muoversi i primi passi verso un'evoluzione continua, fino ad assumere connotati innovativi con modalità differenti, nella marcia di avvicinamento alle nuove teorie tattiche fino ai giorni nostri attraverso un cambiamento, quasi epocale, vissuto solo da poche generazioni tuttora esistenti.

Ma in tutto questo percorso ci sono tappe che non vanno dimenticate, perché rappresentano uno snodo importante nell'evoluzione di questo gioco, sempre molto amato per sua imprevedibilità e per il fascino che ne deriva dalle continue scoperte e sorprese, ma che ha sempre mantenuto, quella spiccata dose di flessibilità di interpretazioni e approccio necessarie per rimanere al passo coi tempi.

Tutto questo ricorrere al passato del “piccolo mondo antico del calcio”, lo si è potuto evocare – in me e spero in qualche altro mio coetaneo o giù di lì – al Tardini, allorquando dopo l'espulsione, giusta, ingiusta, evitabile o meno, non stiamo qui a sottilizzare, di Balogh, Pecchia, come da lui stesso dichiarato, con un cenno del capo o della mano, ha invitato Hernani, fino a quel momento trequartista e non mediano come qualcuno erroneamente ha affermato, a spostarsi in difesa nel ruolo di centrale al fianco di Circati.

Per molti nulla di clamoroso o sconvolgente, anche se in casi del genere, molto spesso gli allenatori nella circostanza di un’espulsione di un difensore si affrettano a ricorrere ad una sostituzione di un attaccante, o giocatore offensivo con un difensore disponendo tatticamente la squadra secondo un accorto e pratico 4-4-1. Così non è stato nel Parma ed Hernani, che già in allenamento aveva convinto il suo tecnico, ha dimostrato di saperci fare anche dietro e di trovarsi completante a suo agio anche in quella, per lui, inedita posizione, risultando alla fine uno dei migliori in campo.

Tanto che solo dopo l'ingresso di Osorio in luogo di Delprato, preceduto da quello di Hainaut al posto di Bernabè, si è ristabilita la normalità, restituendo al brasiliano (molto europeo nei suoi adattamenti tattici ripetuti) la sua zona comfort in mediana al fianco di Sohm. Dicevamo nulla di eccezionale, normalità pura, anche se questo termine a volte non viene inteso nella giusta proporzione o accettato con facilità, con uno spostamento che già in passato aveva visto protagonisti altri illustri calciatori nel panorama calcistico nazionale e non solo.

Qualcuno ha pensato all'esempio di De Rossi, nella Roma, altri avrebbero potuto dire Medel, Vidal, Mascherano, tutti mediani che, facendo un passo indietro con spiccate doti da incontrista in mezzo al campo, anche in difesa, non avevano incontrato difficoltà per esprimersi al meglio o dare il loro fattivo contributo al reparto.

Io, invece, ho pensato ad altro, in quanto ad Hernani, ora dipinto da tutti giocatore fondamentale per la promozione del Parma, i più dimentichi delle critiche di inizio stagione, quando si riteneva non utile il suo ingaggio quale cavallo di ritorno poco incisivo, lento e prevedibile) non sono mai state riconosciute le sue abilità in interdizione, visto che da mezzala pura si era distinto più per gli inserimenti che non per il contenimento della manovra avversaria. Quindi nulla in comune con i già citati tenaci mediani, di cui sopra, più che altro il suo arretramento poteva ricordare quelli di illustri giocatori offensivi o di regia che qualche "bizzo" stravagante e geniale di alcuni tecnici acuti e non banali, aveva operato portando in terza linea gente del calibro di Boniek alla Roma, Gullit alla Sampdoria…

…e persino di Di Bartolomei al Milan, sotto la sapiente regia di quel vecchio marpione che risponde al nome Niels Liedholm, che, egli stesso, in un passato alquanto jurassico, nel Milan anni cinquanta, aveva subito lo stesso tipo di metamorfosi al pari dell'altro nobilissimo Boniperti, a fine carriera nella grande Juve, di Charles e Sivori, che vinceva il titolo proprio nell'anno di grazia (e di tribolamenti di allora in quel primo duro dopoguerra) in cui io nascevo in quel triangolo (Vercelli- Novara/Casale), di terra in cui si era fatta la storia del calcio italiano antico.

Però, dopo questi illustri e atipici precedenti, dobbiamo, in tema d'invenzioni, o intuizioni geniali, ricorrere sempre all'Olanda (Paesi Bassi, per la precisione, Olanda è solo il nome di una regione), con i miti dell'Ajax, del Feyenoord, e in parte del PSV, ma principalmente della nazionale arancione, che pur non vincendo niente, ai mondiali, arrivando due volte seconda (perdenti di grande successo), nel 74, contro la Germania, e nel 78 contro l'Argentina, di quel gran signore di Luis Cesar Menotti (scomparso proprio in questi giorni, grande tecnico il Flaco capace di vincere il titolo rinunciando al Maradona, diciottenne di allora, non convocato tra polemiche infinite, e ben ricordato dal nostro Savarese) ha fatto la storia del calcio (mi riferisco alla nazionale "orange" anche se nella narrazione tra parentesi il riferimento ad altre divinità del calcio che hanno fatto la storia, non voluto, sicuramente non è stato casuale, Flaco compreso).

In quell'Olanda del 74 vi erano ben 6 centrocampisti per 3 ruoli che dovevano supportare l'attacco formato dagli esterni Rep e Rensenbrick (gemelli sullo stampo Man-Mihaila viene d'azzardare) e dal divino tuttologo del pallone per estro e moto perpetuo Johann Cruyff, ed erano Haan, Neeskens, Muhren, in quota Ajax, e DeJong, Jensen, Van Haneghem, in quota Feyenoord, tutti bravi, ma il tecnico Michels (visionario, per l'epoca), costretto a rinunciare a tre difensori importanti, per infortuni o per problemi personali, incassando anche il forfait di Muhren, per i ruoli del centrocampo scelse l'incontrista Jensen, il movimentista Neeskens, e l'euclideo, dal lancio profondo e preciso, Van Heneghem, accantonò come alternativa De Jong, e s'inventò per Harie Haan, dotato di un gran tiro al punto di essere definito il bombardiere, un ruolo inedito in difesa, qualcuno lo definì libero – secondo la vulgata del tempo – speciale, però, per come sapesse da dietro essere utile alla manovra sfruttando le sue caratteristiche da centrocampista tecnico, che gli permise, con quel ruolo inedito e fluido al massimo, di fare un grandissimo mondiale.

Ecco ciò che potrebbe diventare Hernani: un difensore speciale, capace di sfruttare , partendo o stando dietro, le sue qualità anche in fase di costruzione del gioco, un po' come si sarebbe fatto poi anche in Brasile, quando l'abbondanza di centrocampisti dotati di tecnica di base sopraffina, costringeva alcuni tecnici a schierarli, facendoli diventare difensori, non più puri, ma di qualità e d'inventiva.

E con Pecchia, che rifugge da ogni integralismo, per fortuna del Parma, e dei suoi tifosi, tutto potrebbe diventare possibile in una logica posizionale. oggi più ragionata e non rudimentale come allora, da perseguire per migliorarsi ancora. L'addio ai ruoli e alle formazioni base fisse (un po' da fissati…) e da calciobalilla, che molti ancora vorrebbero, iniziato quest'anno con il tutti dentro (che a qualcuno ha fatto venire l'orticaria), credo che difficilmente sarà abbandonato anche nella prossima, meritata serie A. Gianni Barone

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